A distanza di due anni, riprendiamo il nostro progetto di salire il monte Zebrù (grado PD-, 700+900mt). Due anni fa al terzo compagno caduto nei crepacci abbiamo dovuto desistere ma avevamo promesso di tornare ed eccoci qui. Questa volta ci lasciamo convincere ad utilizzare il servizio navetta e così in breve siamo alla Baita del Pastore. Sarà segno dei tempi o determinazione a conservare le energie per portare a termine l’avventura….
Questa volta il tempo è soleggiato e ci gustiamo con calma la ripida salita al rifugio. Incontriamo Michele che scende a fare rifornimento di pane e vediamo con piacere che ha acquistato un trattorino per portare il cibo al rifugio. Fino a ieri saliva e scendeva quasi tutti i giorni a prendere il pane fresco portandolo in spalla al rifugio….un bel allenamento!!
Nel primo pomeriggio arriviamo al rifugio e ci crogioliamo al sole come lucertole in attesa della cena. La mattina partiamo presto, il cielo è terso e l’aria pungente. Il percorso lo conosciamo bene e quindi saliamo decisi i primi pendii. Il ghiacciaio è coperto dalla neve, ma la temperatura rigida questa volta ci da maggiore sicurezza. Con calma ma decisi arriviamo in prossimità del Bivacco Città di Cantù che lasciamo alla nostra sinistra, piegando decisamente a destra per la ripida pala finale, dopo una breve sosta a prendere fiato. Il pendio è ventato e ma non troppo duro. Gli ultimi metri sono i più ripidi e decidiamo di spostarci tutto a destra della vetta, dove il pendio sembra essere più docile. Procediamo con molta cautela, questo tratto è tecnicamente il più difficoltoso della salita (50°). Raggiunta la cresta, uno alla volta, in fila raggiungiamo per l’aerea cresta finale la vetta. Questa volta lo Zebrù ci ha permesso di salire. La vista sul GranZebrù e l’Ortles è magnifica, eleganti e sinuose appaiono le creste Suldengrat (D) ed Hochjochgrat (AD). Queste due vette, tanto diverse quanto desiderate, entrano nei nostri sogni. Prima o poi entreranno nei nostri progetti. Una breve sosta per mangiare e riprendere fiato, quindi scendiamo quanto già molti altri alpinisti stanno attaccando la pala finale per darci il cambio. Del resto sulla vetta non ci si stà in tanti...
Questa volta il tempo è soleggiato e ci gustiamo con calma la ripida salita al rifugio. Incontriamo Michele che scende a fare rifornimento di pane e vediamo con piacere che ha acquistato un trattorino per portare il cibo al rifugio. Fino a ieri saliva e scendeva quasi tutti i giorni a prendere il pane fresco portandolo in spalla al rifugio….un bel allenamento!!
Nel primo pomeriggio arriviamo al rifugio e ci crogioliamo al sole come lucertole in attesa della cena. La mattina partiamo presto, il cielo è terso e l’aria pungente. Il percorso lo conosciamo bene e quindi saliamo decisi i primi pendii. Il ghiacciaio è coperto dalla neve, ma la temperatura rigida questa volta ci da maggiore sicurezza. Con calma ma decisi arriviamo in prossimità del Bivacco Città di Cantù che lasciamo alla nostra sinistra, piegando decisamente a destra per la ripida pala finale, dopo una breve sosta a prendere fiato. Il pendio è ventato e ma non troppo duro. Gli ultimi metri sono i più ripidi e decidiamo di spostarci tutto a destra della vetta, dove il pendio sembra essere più docile. Procediamo con molta cautela, questo tratto è tecnicamente il più difficoltoso della salita (50°). Raggiunta la cresta, uno alla volta, in fila raggiungiamo per l’aerea cresta finale la vetta. Questa volta lo Zebrù ci ha permesso di salire. La vista sul GranZebrù e l’Ortles è magnifica, eleganti e sinuose appaiono le creste Suldengrat (D) ed Hochjochgrat (AD). Queste due vette, tanto diverse quanto desiderate, entrano nei nostri sogni. Prima o poi entreranno nei nostri progetti. Una breve sosta per mangiare e riprendere fiato, quindi scendiamo quanto già molti altri alpinisti stanno attaccando la pala finale per darci il cambio. Del resto sulla vetta non ci si stà in tanti...
Lungo la salita al rifugio
il percorso di salita della pala finale dal Bivacco Città di Cantù
l'area cresta finale dalla vetta